di R. Morese
Esporre oggi, con il clima politico e culturale montante verso l’intolleranza della dialettica democratica, le bandiere dell’Italia e dell’Europa non è un gesto di romantica appartenenza. Né di sfida alle ottusità vendute come buon senso, alle visioni che si consumano nell’attimo in cui si esprimono. Ritengo che la proposta di Prodi di esporre entrambe le bandiere il 21 marzo prossimo sia un gesto di battaglia ideale.
Che vale la pena di esprimere. Infatti, non fa danno mettere in mostra una vigorosa riaffermazione delle nostre radici, delle nostre alleanze internazionali, dei luoghi dove le giovani generazioni costruiranno il loro futuro. Che sono tanto l’Italia che l’Europa. La prima è orgogliosamente culla dove “è nata la nostra civiltà europea” (l’ha detto nientemeno Guy Verhofstadt, capo di Alde, nel suo duro discorso sul degrado del ruolo dell’Italia in Europa del 13 febbraio scorso, di fronte al Presidente Conte). La seconda, prospettiva inevitabile di grande federazione che già ora, come rivendica Mario Draghi, “ si è permesso agli Stati membri di essere sovrani. E’ una sovranità condivisa, preferibile ad una inesistente” (lezione all’Università di Bologna, 22/02/2019).
Chi vuole contrapporre l’Italia all’Europa fa danno all’Italia non certamente all’Europa. Pare che se ne stiano accorgendo anche gli inglesi alle prese con una Brexit che si sta rivelando nociva più per loro che per il resto degli europei. Altra cosa è dire che la prospettiva dell’Europa federata non deve essere una brutta copia dell’Europa che abbiamo conosciuto, matrigna con i deboli. Lo ha ammesso anche Jean-Claude Juncker, parlando del comportamento verso la Grecia del 2011.
Deve essere un’Europa autorevole nel mondo, innovatrice nel welfare per tutelare i più deboli, attenta all’occupazione, soprattutto per i giovani, in tempi di alta tecnologia, accogliente ed integrante per chi cerca protezione dai crimini di guerra e dalle dittature e chi cerca dignità e umanità per non morire di fame.
E’ per questa Italia e per questa Europa che dobbiamo mobilitare le coscienze individuali e renderle protagoniste di un profondo e vero cambiamento. Incomincerò molto prima del 21 marzo a far sventolare le mie due bandiere.